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Il mio fidanzato non si è presentato al matrimonio – invece sono arrivati dei poliziotti

Doveva essere il giorno più bello della mia vita: il nostro matrimonio.
Ma invece di dire “sì”, rimasi immobile al centro della sala mentre due agenti di polizia si avvicinavano a me, tenendo in mano una foto del mio fidanzato.

Avevo conosciuto Andrew sei mesi prima, in un museo d’arte dove un’amica mi aveva trascinata.
Ed eccolo lì.

Alto, con capelli scuri spettinati, macchie di vernice sulle mani e un sorriso che ti faceva dimenticare tutto.

Esponeva alcune sue opere quella sera: paesaggi onirici e surreali che catturavano l’anima.
Mi stavo avvicinando a un quadro quando lui comparve al mio fianco.

— Che ne pensi? — mi chiese.

— Sinceramente? È bellissimo. Da togliere il fiato — risposi, guardando lui più che il dipinto.

Da quel momento, diventammo inseparabili.

Amava le passeggiate, il cibo di strada e viveva in un piccolo studio pieno di tele.

Era appassionato, gentile e incredibilmente talentuoso.

Dopo appena quattro mesi, mi chiese di sposarlo.
Come avrei potuto dire di no?

Mio padre, però, era furioso.

— Un uomo che non ha nulla, solo pennelli e sogni! Davvero credi che ti ami per quella che sei, Serene? O vuole solo i soldi della nostra famiglia?

Rifiutò di darci la sua benedizione. Mia madre cercò di restare neutrale, ma capii che nemmeno lei approvava.

Io però credevo in Andrew.

La mattina del matrimonio fu frenetica ma felice.
Poi arrivò l’ora della cerimonia… e qualcosa non andava: Andrew non si vedeva da nessuna parte.

La cerimonia doveva iniziare alle 14:00, ma dopo 45 minuti d’attesa, tra gli ospiti cominciarono i mormorii.

Stavo per chiamarlo di nuovo quando le porte della sala si aprirono.
Due uomini in divisa entrarono.

— Signorina — disse uno di loro, avanzando — conosce quest’uomo?

— È il mio fidanzato. È Andrew! Che succede?

— Siamo spiacenti, ma il suo fidanzato è stato arrestato. Stamattina si è introdotto nella villa della sua famiglia, mentre eravate tutti qui. Ha tentato di rubare.

Ci invitarono ad accompagnarli.
Ma non ci portarono in una stazione di polizia.
Ci fermammo davanti a un vecchio magazzino, fuori città.

Quando entrai, mi bloccai.

Ovunque c’erano barattoli di vernice e pennelli. Sembrava lo studio di Andrew.

E su una grande parete, un enorme murale: un dipinto spray raffigurante una sposa e uno sposo.

In un angolo c’erano scritte le parole:

Per sempre tua, Andrew.

Andrew uscì da dietro una tela, pulendosi le mani sui jeans.

— È il mio regalo di nozze per te, Serene. Volevo donarti qualcosa di eterno, che dimostrasse quanto ti amo. I poliziotti sono attori, li ho pagati io. Lo so, è un po’ teatrale… ma volevo che questo giorno fosse indimenticabile.

Mio padre rimase in silenzio, poi – con mia grande sorpresa – si mise a ridere.

— Beh, ti riconosco coraggio… e talento. Non mi fido ancora del tutto, ma oggi ti sei guadagnato il mio rispetto.

Corsi da Andrew e lo abbracciai, ridendo e piangendo allo stesso tempo.

Tornammo tutti insieme al luogo della cerimonia. Andrew spiegò tutto agli invitati stupiti.
Mio padre perfino brindò con lui, ammettendo di averlo giudicato male.

A volte l’amore non ha bisogno di logica o tempismo perfetto.
Serve fiducia, creatività… e un pizzico di follia.

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